Il pepe verde non è altro che la bacca della pianta Piper nigrum ancora verde perché non sottoposta ad essiccazione. Una volta raccolti, i grani di pepe vengono bolliti per evitare che anneriscano. Il risultato è un pepe molto meno piccante rispetto al pepe nero ma con un aroma molto più intenso e fresco.
È utilizzato per insaporire piatti di carne e pesce, ma anche per dare vivacità a a salse e creme. Le proprietà del pepe verde sono pressoché identiche a quelle del pepe nero.
Contiene la piperina, che rende la spezia stimolante, tonica e stomachica e, stimola la secrezione di succhi gastrici. Facilita, inoltre, il processo digestivo e agevola l’assorbimento dei nutrienti traendo il massimo beneficio dal cibo ingerito.
Sconsigliato in caso di gastrite, ulcera o emorroidi perché irrita le mucose.
Un effetto del pepe verde è anche quello di stimolare la termogenesi, per questo è considerato un ottimo coadiuvante nelle diete dimagranti e per combattere l’obesità.
Le diverse qualità che oggi noi conosciamo – pepe nero, bianco, verde – si caratterizzano per i diversi stadi di raccolta, e per i trattamenti specifici ai quali le bacche sono sottoposti.
Curiosità:
I Romani avevano una vera e proprio passione per il pepe: questo era del resto molto costoso. Infatti, la quantità di droga che veniva spolverata sulle pietanze era spesso direttamente proporzionale alla ricchezza del padrone di casa. Visto che l’aroma non è né dolce né salato, i Romani lo utilizzavano nelle ricette più svariate, soprattutto in combinazione con miele, latte e noci. Il pepe fu il principale responsabile della grande spinta al commercio con l’estremo Oriente, e su di esso fu ben presto posto anche un dazio.
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